La storia del campanile di Capri è incerta, in parte avvolta dal mistero. Le sue tracce risalgono al XVII secolo e secondo Edwin Cerio (scrittore e naturalista) è l’unico edificio sopravvissuto alla chiesa bizantina di Santa Sofia. Sembra che il complesso sia stato abbattuto per lasciare spazio all’odierna cattedrale di Santo Stefano.
Per molto tempo è stato visto come vedetta per l’avvistamento di navi nemiche, confondendolo con la torre di guardia medioevale che sovrastava la porta della città. Qualunque sia stata la sua origine, il campanile di Capri non è sempre stato così.
Alla fine del XIX un quadrante in marmo con i numeri romani in piombo fu sistemato sulla facciata. Questo strumento fu preso dalla torre campanaria della Certosa di San Giacomo per sottrarlo al degrado del monastero. Infatti, l’isola fu conquistata dai francesi e gli ordini monastici furono soppressi.
Il quadrante in maiolica sostituì quello in marmo nel 1959. Il blu, giallo e nero hanno reso questa superficie di ceramica inconfondibile e unica al mondo. Il campanile di Capri non era più un orologio qualsiasi, ma l’orologio con 144 piastrelle di bellezza.
La torre è stata oggetto di diverse ristrutturazioni. Nello stesso anno furono migliorati gli ambienti interni e gli ingranaggi.
L’ultimo cambio d’abito del campanile? Nel periodo recente. Le lancette sono azionate da un sistema al quarzo al posto del vecchio meccanismo manuale.
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